I can reach you (from one to many) è una mostra articolata in tre progetti diversi che si sono sviluppati tramite residenze presso la Tenuta dello Scompiglio e che propongono una riflessione sul tema del dialogo e dell’incontro, ampliando la fase espositiva grazie al coinvolgimento del pubblico con un calendario di incontri e appuntamenti fino a marzo 2016.
Il lavoro collettivo tra i curatori (Daria Filardo, Pietro Gaglianò e Angel Moya Garcia) e gli artisti (Bianco-Valente, Claudia Losi e Valerio Rocco Orlando) ha portato ad un’elaborazione del significato di relazionarsi con gli altri, (raggiungere, cioè anche toccare, ma anche comprendere/capire) trasformandolo in un diagramma che si dirama da uno a molti, verso linguaggi molteplici che comunicano e producono pensiero critico. La mostra si configura come un’esperienza di esplorazione di possibilità più che come un’esposizione di progetti singoli.
Nel grande spazio espositivo della Tenuta dello Scompiglio si trova l’installazione Frequenza Fondamentale del duo artistico Bianco-Valente. In questo spazio-tempo alterato da suoni e luci che riprendono la massa e la velocità di rivoluzione dei pianeti del sistema solare, proviamo a orientarci piegando e dispiegando la nostra interiorità ed emotività grazie a questa frequenza di incontri, geologicamente in relazione tra il nostro corpo e quello degli altri. Attraverso una connessione di energie e parallelismi tra la dislocazione espositiva sotteranea e i moti rotatori dei pianeti, gli artisti inventano dentro lo spazio espositivo un nuovo universo la cui materia strutturale sono le relazioni umane.
Dove il passo di Claudia Losi è il racconto del pellegrinaggio dell’artista da Piacenza allo Scompiglio. Nell’estetica relazionale dell’opera il viaggio diventa una forma di conoscenza, di riflessione e di dialogo con il territorio in cui si incontrano dei punti di riferimento, come gli indicatori orientativi del camminatore, che si trasformano in esperienze personali, parole, colori e misure. Il ritmo del passo ,in quanto rallentato, intensifica la percezione di tracce geografiche ed emotive.
Il lavoro di Valerio Rocco Orlando, Una domanda che cammina, riflette sempre sul tema del cammino ma con uno studio diviso per fasi, di cui vediamo la prima tappa durante l’inaugurazione della mostra in cui il linguaggio si fa pellegrino. All’interno di un laboratorio in cui i partecipanti sono invitati a tracciare le successive tappe tra Lucca e Altopascio, il pubblico diventa attivo creatore dell’opera tramite un discorso rivolto ad una persona alla volta su temi come ospitalità e pellegrinaggio come produzione di nuovi significati.
Francesca Biagini
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