“A Perfect Day” e’ il giorno perfetto in cui Francesco Lauretta introduce le contraddizioni dell’esistenza e della sua stessa negazione, all’interno di un percorso fatto di sguardi sul futuro e incorniciato nella perfezione di un presente solitario di fronte al mare.
La mostra di Francesco Lauretta (Ispica, Ragusa, 1964), curata da Pietro Gaglianò presso SRISA Art Gallery, presenta più di dieci opere composte da lavori a olio su tela, a spolvero su parete e tredici disegni, I disegni della morte, in olio su scotch e fusaggine su carta. L’esistenza prende forma e sostanza nella sue inesistenze, nelle sue zone d’ombra, nell’impercettibile, in quello scrutare i lievi spolveri che si diramano sulla parete come una propagazione della tela. Dalla percezione, all’inizio istintiva e interrogativa della forma sfumata e leggera, si giunge alla comprensione e alla materializzazione delle lapidi, dei tumuli di terra, della vegetazione folta, del “ció che fummo siete e ció che siamo sarete”. L’inquietudine dell’essere parte dalle luminose tele e dai bagnanti di spalle che guardano il mare, quel mare che scompone i ricordi dei momenti conclusivi dell’esistenza, come la fine di un’ estate o di una canzone.
Osservando le opere di A Perfect Day si ha come l’impressione di poter cedere alla tracotanza (anche nel suo significato antico – dal greco “Hybris”, oltraggio al divino ) di fronte al mondo esterno, di poterne restare fuori come uno spettatore incerto, per poi tuffarsi dentro e credere che tutto sará piú semplice, e di avere infinite possibilitá. Ma l’ inevitabile è giá alle porte del giorno perfetto, nell’angoscioso tentativo dell’immobile di cui la pittura ci illude.
Francesco Lauretta ha la capacitá, assai rara, di esemplificare la vita tramite l’arte, mai in forma riduttiva, ma in ció che dell’esistente abbiamo di piú duraturo. Appena si entra nello spazio di SRISA si trova imminente sulla nostra destra l’inferno di Giovanni da Modena, sulla cui cima, come una pala d’altare, é posta una tela raffigurante una figura femminile di spalle verso un mare piatto, con poche nuvole all’orizzonte e una sabbia fatta di luce che lascia alla ricerca di un punto di appoggio in bilico tra i due sguardi, noi che di fronte erriamo nel limbo. Impossibile raggiungere l’inamovibile. La bellezza nasconde l’amaro della vita, come questi cimiteri colorati in cui il tempo ci svela il suo paradosso.
Francesca Biagini
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