mercoledì 4 marzo 2015

Da New York a Firenze: la performance-happening del collettivo Cheryl


Il collettivo artistico newyorkese crea negli spazi del CCC Strozzina di Firenze un surrealistico happening dai risvolti ironici e provocatori. 
Cheryl - © Martino Margheri
Il collettivo newyorkese Cheryl (New York, 2008), ospitato negli spazi del Centro di Cultura Contemporanea Strozzina di Palazzo Strozzi 
a Firenze lo scorso 15 gennaio in concomitanza
 con Pitti Uomo, ha coinvolto gli spettatori 
in una performance-happening-party dall’estetica pop
capace di mettere in discussione in modo irriverente la società,
 la cultura e l’arte contemporanea.
Al contrario delle convenzionali esposizioni, 
Cheryl trasforma lo spazio e ci trascina in un viaggio,
tramite video-installazioni e performance live, entrando negli spazi sotterranei,
plasmati in una non- realtà fatta di glitter, 
paillettes, costumi, maschere, musica e coreografie.
Relazionandosi direttamente con il pubblico e facendo indossare agli spettatori una maschera felina,
 il collettivo coinvolge il pubblico nell’atmosfera festosa e ironica del contesto e, allo stesso tempo,
invita a una esplicita libertà ad agire di conseguenza.
Le stanze de-costruite e ricostruite secondo modalità interattive e intriganti, si snodano insieme a installazioni e video, tra luccichii e scintillii,
conferendo nuove chiavi di lettura a stereotipi mass mediali e cult.
Il video Tropical Hospital riprende le inserzioni pubblicitarie televisive americane proponendo
 una soluzione alternativa alle cure antidepressive con una “Permanent Vacation Solution” dove il leggendarioDottor Bouillabaisse (che cuoce a fuoco lento?)
 rimetterà in sesto la vita degli infelici con una cura a base di trapianti di cocktails, occhiali da sole,
 palloni da spiaggia e lustrini, per uscirne de-costruito ma ravvivato.
Il video White Cube – come la famosa galleria londinese –
 è una critica alle istituzioni artistiche, alle convenzioni del mondo dell’arte in cui si avverte di prepararsi all’esposizione
facendo prove allo specchio di espressioni di disappunto, non sorridendo,
 non mangiando calorie,
 piangendo ogni qualvolta sia nominato Ai Wei Wei ma mai ai funerali,
 non facendosi mai vedere fuori da New York, Londra, Parigi,
 Tokyo e Miami (qui, naturalmente, solo quando si svolge la versione decembrina di Art Basel).
Cheryl - © Martino Margheri
L’istrionico collettivo
 non solo critica con humor la società contemporanea nelle sue varie declinazioni, 
bensì reinterpreta in chiave personale miti urbani e cult movie come
 I Guerrieri della notte nel video The Cheryls,
 film icona trash di una New York
(Bronx) anni ’70 ancora non del tutto contaminata dagli splendori glamour, bensì sporca,
 in cui si dà esempio di tutta la sub cultura metropolitana di quegli anni. La desacralizzazione a cui gli spettatori partecipano 
diventa parte di una trasformazione diretta:  da osservatore dell’opera a opera stessa.
Ammiccando ai fasti del mondo della moda in apoteosi a Firenze in quei giorni, il collettivo Cheryl è subentrato nei luoghi comuni
 con un’estetica dell’assurdo e della bizzarria,
 proponendo una creatività “fai da te” attraverso una visione underground originale.
Francesca Biagini
Photo Courtesy: Martino Margheri

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