mercoledì 12 novembre 2014

MAURO STAGI | SHARE

IMG_0766Il secondo appuntamento di “PIECE – Percorsi della performance”, presso il Teatro Studio Krypton a Scandicci (FI) a cura di Pietro Gaglianò con la direzione artistica di Giancarlo Cauteruccio, si apre con Share di Mauro Stagi con la partecipazione in scena di Alessandra Maoggi. Una performance in cui attori e spettatori condividono lo stesso spazio rintracciando un senso non convenzionale, ma più autografo, ad un concetto che si fa carico di significati altri sul contesto contemporaneo urbano.
PIECE Percorsi della Performance, Scandicci (FI), Teatro Studio, Via G.Donizetti 58, dal 26.02.2014 al 06.2014
«Una volta, le membra dell’uomo, constatando che lo stomaco se ne stava ozioso [ad attendere cibo], ruppero con lui gli accordi e cospirarono tra loro, decidendo che le mani non portassero cibo alla bocca, né che, portatolo, la bocca lo accettasse, né che i denti lo confezionassero a dovere. Ma mentre intendevano domare lo stomaco, a indebolirsi furono anche loro stesse, e il corpo intero giunse a deperimento estremo. Di qui apparve che l’ufficio dello stomaco non è quello di un pigro, ma che, una volta accolti, distribuisce i cibi per tutte le membra. E quindi tornarono in amicizia con lui. Così Senato e Popolo, come fossero un unico corpo, con la discordia periscono, con la concordia rimangono in salute.»
(Discorso di Menenio Agrippa a Plutarco e Coriolano)
10168436_10203695181566350_1555293087_nLa parola Share sin nella sua etimologia si mostra a noi come estremamente complessa e stratificata, densa di significati ambigui e sociologicamente contrapposti. Può significare  dividere nel senso di spartire, porzione, parte, come una condivisione di qualcosa, forse partecipare ad un’ esperienza . Share è anche la quota, l’azione, l’indice, l’auditel, l’aliquota che forma lo share-list o il bank share. Il termine stesso è un codice urbano decodificabile nella multi stratorialità del mondo contemporaneo, nei rapporti tra cittadini e istituzioni. Nel suo uso più comune è un dato che assume sempre più rilievo nell’era dei mass media, dei “vidioti” teledipendenti, che conduce a delle vere e proprie sfide all’ultima schocking news per aumentare le visualizzazioni, appunto la percentuale di share.
Mauro Stagi (Firenze,1978) formula, con mezzi espressivi e stilistici personali ed attuali, un modo di indagare tale polistratismo, riuscendo nell’immedesimazione-straniamento che si crea nell’impiego di un linguaggio urbano ( beatboxing,breakdance,box,baseball) e parola poetica ( dai classici alle opere del Novecento), unendo il corpo esibito in movimenti o semiologie accennate ma pregnanti in una scenografia essenziale che ricorda i palchi allestiti per le esibizioni hip hop nelle periferie.
L’altra performer in scena, Alessandra Maoggi, contribuisce a creare una maggiore dinamicità sia uditiva che visiva, permettendo con la reciprocità dello scambio di creare un’azione in cui lo Share, mette in relazione l’individuo con gli altri, ma anche con un sistema di riferimento, un punto attorno a cui girare, da cui rendersi autonomi, contro cui affermarsi.
Credits Immagini: Lori Lako
Le diverse lingue dei testi conferiscono la possibilità da un lato di ricercare comprensione e conoscenza, dall’altro di formulare una sorta di” stream of consciousness”. Si può reagire “di pancia” ai cambiamenti di registro o attendere che le nostre connessioni sinaptiche ci indichino un’interpretazione. Il corpo diventa uno strumento tramite cui leggere in modo contiguo la stessa domanda, un corpo che si muove, agilmente, convulso, accennando piccole gesta o tic nervosi, come in un’oblazione rituale. Un rituale che si manifesta sia nelle forme stereotipate di urbanità, stimolando un immaginario comune, sia scavando nella letteratura e trovandovi spunti affini di riflessione, ponendo domande, scandagliando un concetto, trattandolo come se fosse materia pura, come il ritmo sincopato di una città a cui cercare di adattarsi. I suoni acusmatici danno alla partecipazione acustica un ulteriore effetto straniante. Il suono delle campane ci ricorda il nostro abbandono ad essere schiavi di un tempo scandito di appuntamenti da segnare sul nostro Moleskine, unito ad un tempo più eterno, che libera la mente, quello dei canti dei mantra meditativi, che si sovrappongono e mixano con i rumori cittadini, le manifestazioni, i servizi televisivi.
Dalle letture di alcuni atti unici di Harold Pinter si desume una definizione di individuo come essere fragile, in fieri, animato da situazioni psicologiche sensibili, mentre dalle letture del Coriolano di William Shakespeare si manifesta una collettività in ribellione contro il potere patrizio, una lotta di classe, in cui il cibo diventa interpretazione politica e definizione dell’umano (fungendo da spunti per identificare rapporti tra gli individui-relazioni con il sistema). Attraversare il significato di Share epurandolo, diventa così come un gioco precario, esaustivo, ma anche fisicamente esauriente, come tenere una pallina tra due teste cercando di non farla cadere.

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