VITA DI
UN UOMO
Il video Vita di un uomo di Pamela Barberi (1978) in collaborazione
con il gruppo di cittadinanza attiva Qualcosa da dire trasforma I residui di
memoria di un singolo in memoria collettiva, attivando un discorso di
riconoscimento e interpretazione sulle dinamiche di fagocitazione moderna che
impediscono I processi di metabolizzazione storica.
Dal tubo giallo scendono libri, riviste, foto e ricordi che senza
alcuna accuratezza vengono gettati durante un’ operazione di smantellamento di
una casa. Sono il risultato di un’intera vita di memorie conservate, accumulate
affinché una traccia del proprio tempo sopravivesse.
L’osservatore e’ chiamato ad essere testimone inconsapevole di
questo processo di rimozione forzata ma puó diventare allo stesso tempo
partecipante attivo nel processo inverso di conservazione, scegliendo di porre
cura, riportare in vita e recuperare, gli oggetti che sarebbero altrimenti
divenuti spazzatura.
L’opera dunque mette in discussione le asportazioni menomiche e si
muove verso un desiderio relazionale condividendo l’esperienza con l’altro.
Portando verso un’azione comunitaria
I margini dell’opera si fanno labili, stimolando processi creativi
costruiti dalla collettivitá che lasciano un segno sia nel tessuto urbano che in
quello piu’ personale del privato. E’ una sfida verso gli
assiomi del predisposto in cui I cittadini invece che adeguarsi alle
consuetudini possono operare delle scelte tali da custodire una memoria
affinché non si disperda nella velocizzazione contemporanea cosí come essere
agenti attivi nelle scelte relative alle forme del tessuto urbano. Un’estetica
della memoria che diviene complessa, geografica e globale che crea uno
spostamento d’asse verso una dilatazione del ricordo collettivo che non sia
selettivo o disposto a chinarsi a nuove propagande.
Francesca Biagini
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