mercoledì 29 maggio 2013

GIANNI CARAVAGGIO | SOTTO LA SUPERFICIE, LA VERITÀ DELLA CONCRETEZZA DOVE VAI VIA DALLA LUCE MIA MENTRE ATTENDO UN MONDO NUOVO

Sotto la superficie, la verità' della concretezza, 2012/2013 Stampa a plotter su carta, marmo bardiglio nuvolato 260x160x21cm Courtesy dell’artistaLa mostra di Gianni Caravaggio (Rocca San Giovanni, 1968) è site specific per gli spazi di Base/Progetti per l’arte. Entriamo dentro uno scenario vero e proprio,in una composizione che dialoga con le superfici e con le strutture attorno. Al suo interno, diventiamo demiurghi nell’atto osservativo e nel nostro essere osservatori capaci di “creare” qualcosa partendo dall’input che le opere ci forniscono e  che, tramite la nostra capacità immaginativa, ci permettono di andare oltre,di partecipare ad un respiro universale, di prendere parte all’esperienza metafisica, poiché,come riferisce lo stesso artista,predispongono ad un senso morale e,in conseguenza a ciò, ad un mondo nuovo. Ci muoviamo in tutto il percorso in un tracciato che ci spinge per assi diagonali e si struttura attraverso dicotomie che si accostano come archetipi naturali. Le immagini evocate si lasciano iniziare dall’osservatore in tre atti demiurgici (tre opere) che diventano altrettanti atti morali.
Gianni Caravaggio | Base/Progetti per l’arte
18 aprile | 31 maggio 2013 | mar-sab 18-20
SOTTO LA SUPERFICIE, LA VERITÀ DELLA CONCRETEZZA DOVE VAI VIA DALLA LUCE MIA MENTRE ATTENDO UN MONDO NUOVO
Via dalla luce mia, 2007 Marmo statuario, marmo bardiglio imperiale, taglio d'ombra 35x25x26cm Courtesy dell’artista-Sotto la superficie la verità della concretezza- Un pezzo di marmo bardiglio nuvolato che squarcia un cielo nuvoloso e in esso si confonde,diventa parte nel tutto. Potrebbe esserci ,di fronte ad esso, un mediatore tra il mondo delle idee e la materia, che progetti il mondo partendo da un dualismo che sembra inscindibile. Solo da esso paradossalmente,secondo Platone, non si può che creare il migliore dei mondi possibili.
-Vai via dalla luce mia- Diogene disse ad Alessandro Magno:”Spostati mi fai ombra!”. Due parti di marmo di colore diverso,marmo statuario bianco e marmo bardiglio imperiale grigio,che ingannevolmente si fanno gioco delle nostre percezioni sensoriali; l’ombra obliqua che ci circuisce ci fa credere di essere l’artefice del taglio della pietra. Essa è quel grande imperatore che come unico desiderio del cinico filosofo,doveva scostarsi dal sole. Se ci avviciniamo all’ombra e al marmo la beffa si scioglie,l’arcano è svelato e siamo, come fu Diogene, non più curanti di alcun potere ma solo dediti alle regole della propria natura.
-Attendere un mondo nuovo- Per attendere un mondo nuovo si deve attendere che piova come durante un rituale propiziatorio. L’acqua, scorrendo nei tubi che perforano la finestra della galleria, creerà un cumolo, un grumo iniziatico, una piramide generativa fatto di gesso, farina e lenticchie. I tubi d’alluminio sono verniciati nei tre colori principali del ciclo del Beato Angelico per il convento di San Marco. L’artista che affrescò le celle con scene antidecorative, aveva come scopo principale appunto quello di favorire la meditazione e sviluppare un tragitto capace di muoverci dal bello naturale al bello morale.
Francesca Biagini

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